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Rischio chimico: il 70% delle schede di sicurezza non è conforme

Le schede di dati di sicurezza e i controlli effettuati in Italia

Parliamo delle criticità relative alle conformità delle schede dati di sicurezza con riferimento anche ai controlli effettuati relativi agli anni 2015/2022. Di che controlli stiamo parlando? Perché sono importanti le schede di sicurezza? Quando e con che frequenza vengono realizzati controlli sulla conformità delle schede?

Celsino Govoni: (…) Sì, il periodo 2015-2022 non è un periodo a caso, perché dal primo giugno 2015 entra in vigore il regolamento 830 del 2015 e dal primo gennaio 2023 entra in vigore il regolamento 878 relativo alla modifica dell’allegato II del Regolamento REACH. (…) E abbiamo raccolto tutti i dati dei controlli che sono stati svolti dal primo giugno 2015 al giugno 2022. Vengono presentati controlli effettuati in un territorio molto limitato della nostra nazione. Non vengono presentati tutti i controlli effettuati in Italia.

Normalmente in Italia vengono effettuati sulle schede sicurezza circa un migliaio di controlli da tutte le autorità REACH e CLP nazionali, quindi in particolare le Regioni che conducono questi controlli.

I controlli che vengono sviluppati ed effettuati sono in funzione del Piano Nazionale controlli e degli stessi piani regionali di controllo che vengono recepiti o comunque implementati dalle Regioni in questo ambito.

La scheda di sicurezza è un’importante fonte di informazione per quanto riguarda gli aspetti che servono al datore di lavoro, soprattutto per adottare quelle condizioni operative, quelle misure di gestione del rischio che permettono di tutelare il lavoratore. Il controllo di prodotto, quindi il controllo delle schede sicurezza dei prodotti chimici che vengono verificati, non si effettua solamente nell’ambito dei luoghi di lavoro ma si effettua anche negli ambiti della fabbricazione, negli ambiti della distribuzione e quindi sono dei più disparati… (…)

I controlli sono per lo più a campione? Esiste un motivo specifico per i controlli?

C.G.: Normalmente non c’è un motivo, nel senso che l’attività prevalentemente è proattiva, ma in parte è anche reattiva, cioè si svolge anche sulle basi di denunce, da parte di lavoratori, piuttosto che di concorrenti di imprese che non conducono o non svolgono bene le loro azioni nell’immissione sul mercato. Per cui in caso di concorrenza sleale alcune imprese segnalano effettivamente le non conformità di altre imprese. Per cui c’è tutta una sorta di attivazione del controllo.

I controlli in parte provengono da una programmazione delle diverse Regioni, ma in parte provengono anche da segnalazione dell’Agenzia europea, dell’ ECHA, attraverso gli stati membri. Ad esempio è capitato che il Belgio segnalasse non conformità su alcuni prodotti per il quale anche la scheda di sicurezza non era conforme.

Quindi le azioni relative ai controlli si svolgono a 360° con riferimento a tutta la normativa Reach e CLP. Perché quando parliamo di schede di sicurezza, parliamo anche di Regolamento CLP. (…) Quindi c’è anche il confronto della conformità dell’etichettatura rispetto a quanto indicato nella scheda di sicurezza; questo è un elemento che fa attivare un determinato controllo.

Per cui, in definitiva, non c’è una vera e proprio periodicità dei controlli in funzione della programmazione delle diverse Regioni.

Le schede di dati di sicurezza e le violazioni delle disposizioni dei regolamenti

Veniamo alle violazioni delle disposizioni del Regolamento REACH…

C.G.: Questo è un elemento (…) che merita un approfondimento.

E innanzitutto c’è da dire che in Europa, non solo in Italia, circa il 70% delle schede di sicurezza non sono conformi o comunque hanno delle non conformità. (…)

Nei dati di vari paesi diciamo che c’è un’uniformità di non conformità in termini di percentuale. Rispetto a questo 70% le autorità di controllo intervengono sugli aspetti veramente di non conformità. Cioè quelli che non danno la possibilità al datore di lavoro di adottare le misure di prevenzione e protezione, di adottare le misure di gestione del rischio. (…) Allora in quel caso l’autorità di controllo agisce. E agisce sugli aspetti peculiari della scheda di sicurezza.

Ad esempio sulla Sezione 8 dove vengono descritte, nella sottosezione 8.2, le misure di protezione e prevenzione. Quindi l’uso dei DPI, l’installazione degli impianti di aspirazione, … E quindi si interviene prevalentemente su quelle sezioni che dovrebbero servire al datore di lavoro per prendere le contromisure rispetto ai rischi.

Quando si entra poi nel contesto di una valutazione di conformità della scheda di sicurezza si esamina esattamente, sezione per sezione, tutta la scheda…

Quindi si parte dal problema e poi, partendo dalla sezione uno, si ragiona sull’identificazione del prodotto, si ragiona sulla etichettatura, si ragiona sulle misure di emergenza, sulle misure di prevenzione e protezione e anche le informazioni tossicologiche, eccetera eccetera. Fino arrivare appunto anche alla sedicesima sezione che, in realtà, è quella più informativa.

E ovviamente il collegamento con gli scenari di esposizione è un collegamento molto importante.  (…)

I risultati dei controlli e lo stato delle schede di dati di sicurezza

Veniamo ai risultati dei controlli. Quali sono le più rilevanti criticità riscontrate nelle SDS?

C.G.: (…) C’è quasi un paradosso. Il fatto che le schede di sicurezza siano carenti nella sezione, come dicevo prima, 8.2. Sembrerebbe quasi che chi compila la scheda di sicurezza non sia a conoscenza delle misure di gestione del rischio dell’impresa che produce. Quasi come se ci fosse uno scollamento tra chi compila le schede di sicurezza e il reparto produzione dell’impresa. Che è un paradosso. Perché l’impresa sa, dovrebbe sapere, come proteggere i lavoratori – molte volte sono multinazionali, sono grosse imprese. E non si spiega perché queste schede di sicurezza, in quella sezione, (…) vengono compilate in maniera errata o comunque con delle difformità, ma anche con delle carenze informative.

Allora noi siamo arrivati alla conclusione, senza sapere come effettivamente avviene tutto questo (…), che chi compila la scheda di sicurezza ha delle conoscenze teoriche, ma molte volte non ha l’aderenza alla realtà produttiva. E questo è un aspetto che bisogna segnalare.

Chi compila la scheda deve sapere anche la normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, deve conoscere le norme UNI, deve conoscere le norme UNI EN, deve conoscere, ad esempio, le caratteristiche del filtro di una maschera (…), … Insomma deve avere le conoscenze globali della applicazione della normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. E sembrerebbe quasi che queste conoscenze non le abbia.

Dunque non ci sono buone notizie sullo stato delle SDS…

C.G.: Diciamo che l’Osservatorio nazionale ha previsto in questi anni che circa una scheda di sicurezza su 5 non sia conforme, come minimo. Se gli approfondimenti vengono curati maggiormente, con un’analisi completa della scheda, si sale anche al 35-40%, che è grossomodo la linea europea. Abbiamo circa un 33% di non conformità.

Per cui il problema deve essere affrontato. Noi auspichiamo, come autorità di controllo, ma penso che se lo auspichino anche le imprese utilizzatrici e i lavoratori, che le schede di sicurezza migliorino nella qualità dei dati nel corso degli anni. E speriamo che il Regolamento 878 dia l’incentivo per questo miglioramento.

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